La mulattiera Campiglia Sassaia.

Fino alla fine degli anni sessanta non esisteva una strada carrozzabile che portasse a Sassaia. Due le alternative: lasciare l'automobile a Campiglia Cervo e proseguire a piedi o arrivare a Piaro e da li imboccare un sentiero stretto e un poco ripido.

Si parte dal centro abitato di Campiglia salendo per una scala lateralmente alla bottega alimentare.

Il Cammino si interrompeva sempre ai "seggiolini" per un momento di riposo: pietre piatte poste al bordo del sentiero, verso la fine di una lunga salita quasi a metà strada, in un punto aperto del bosco. Era ed è il punto ideale per una sosta e mi son sempre domandata se le pietre fossero state sistemate ad hoc da coloro che hanno lavorato alla costruzione della mulattiera o una creazione della natura. 

Dopo pochi passi siamo alle Coste. Alcune costruzioni di pietra erano il ricovero estivo delle mucche che durante il giorno pascolavano governate da Renzo. La strada si biforca ed uno dei due rami porta a Quittengo. 

Non molto più avanti, nel cuore del bosco, un’altra fermata obbligata è segnata dalla prima Cappelletta: ormai decrepita la costruzione, sbiadito il dipinto di una Madonna che con lo sguardo ti segue nel cammino. 

 

Proseguendo la salita, ormai già in vista delle prime case del paese, c’è la seconda ed ultima cappelletta: anche qui una Madonna dal viso dolcissimo, restaurata dalla nostra artista Sabina Guidetti in arte Giò Batta.

Commento di Paola Colasanti

Da Sassaia si può raggiungere con una comoda pedonale il comune di Campiglia Cervo, sono sufficienti una ventina di minuti e un po' di buona volontà. Si parte dal fondo della frazione, dopo un centinaio di metri si incontra una Cappelletta dedicata alla Madonna con il S.Bambino che era nota in paese come "la Madona ca guarda a'pres" in quanto sia che si arrivi dal basso oppure si scenda  a valle sembra che i suoi occhi seguano il passante, osservandone bene il viso si spiega l'arcano: i suoi occhi sono leggermente strabici. Proseguendo si arriva a tre baite chiamate "La costa" qui troviamo un bivio: se si prende a sinistra, passando sotto le costruzioni, si arriva a Quittengo, mentre se si tiene la destra si prosegue per Campiglia Cervo, anche qui troviamo una piccola costruzione un tempo Cappella Votiva, ora molto in cattivo stato. Il percorso continua tra alberi maestosi purtroppo in parte danneggiati da una tromba d'aria avutasi nel luglio del 2013, si giunge ad una comoda scalinata che nel percorrerla sembra di essere sospesi in un mondo di fiaba, al termine una curva verso destra porta nel vallone del "burun frech"  (burrone freddo) dove si trova un primo ponticello che scavalca una roggia, si prosegue sempre tra gli alberi si cambia vallone e si trova un nuovo ponte con un altro rio, ancora pochi passi e ci si trova sopra le case di Campiglia Cervo.     

La via da Messa: così si chiamava la pedonale che unisce Sassaia a Campiglia Cervo.

Sassaia fino all'anno 1964 si raggiungeva solo a piedi: non esisteva carrozzabile. 

Il collegamento con il resto del mondo era la pedonale che da Sassaia scendeva a Campiglia alla Parrocchia, alla Scuola, ai negozi, al Cimitero, poi a piedi fino alla Balma per prendere il trenino e raggiungere Biella e la "bassa". Oppure a Quittengo per il medico, l'ufficio postale e il Comune. Era molto importante che fosse sempre percorribile, tenendo conto che, in inverno, le precipitazioni nevose erano molto numerose e più copiose di oggi. Fin verso gli anni '50, quando le famiglie che abitavano in paese erano parecchie, all'evento nevoso il suono della campana radunava la popolazione per provvedere alla pulizia della pedonale. Il lavoro si trasformava in divertimento per i ragazzini che partecipavano con entusiasmo: le palate di neve spesso finivano sulla schiena dei loro compagni piuttosto che a bordo strada, il buon umore era comunque generale: il lavoro fatto tutti assieme contribuiva a unire la popolazione. Negli anni e seguire, con il ridursi dei residenti in paese, il tragitto venne diviso in lotti: ogni famiglia doveva provvedere alla pulizia del lotto assegnatogli. Il tragitto da Sassaia a Campiglia doveva essere spalato per tutta la larghezza della strada, per permettere in caso di lutto, il transito al feretro e agli uomini che lo trasportavano; mentre per il tratto che scendeva a Quittengo si faceva solo un passaggio per consentire al postino e al medico di poter transitare più agevolmente. Si ricorda che tante volte quando, finito il lavoro, ci si incamminava per far ritorno a casa, la neve  ricominciava dispettosa a scendere.

Commento di Carla Lusiani Baruzzi.